“Niente omaggi o convegni su di me per i cinque anni successivi alla morte”: sono state le ultime volontà di Umberto Eco, morto il 19 febbraio 2016 a Milano. Oggi decorre la scadenza di quei famosi cinque anni e descrivere Eco, l’intellettuale poliedrico che ha cambiato il volto della cultura italiana, resta un’impresa ardua.
“Mi considero un filosofo, anche se ho scritto di molti altri temi; e sono certamente un filosofo che ha anche scritto sette romanzi” dirà lui stesso nella sua Autobiografia intellettuale, scritta nel 2015, un anno prima della morte e pubblicata ora da La Nave di Teseo nel saggio La filosofia di Umberto Eco (pagg. 900). Eco infatti, non è stato solo un accademico, semiologo, filosofo, medievalista, massmediologo e saggista, ma uno scrittore di romanzi, nonché direttore editoriale di Bompiani e successivamente editore per La Nave di Teseo, fondata nel 2015 insieme a Elisabetta Sgarbi. Senza dimenticare il suo impegno nella stampa – come collaboratore e firma editoriale per L’Espresso, Il Manifesto, il Corriere della sera e La Repubblica – e nella televisione. Nel 1954, infatti, Eco vinse il concorso Rai con cui si unì ai giovani intellettuali che avrebbero innovato la televisione promuovendo la cultura italiana rendendola accessibile a un pubblico più vasto.
Alcuni lo ricordano come professore ordinario di Semiotica presso l’Università degli Studi di Bologna, dove negli anni Settanta promosse la nascita del corso di laurea DAMS e nel 1992 l’attivazione del corso in Scienze della Comunicazione, per poi fondare la Scuola Superiore di Studi Umanistici che ha presieduto fino alla morte e che nel 2017 è stata rinominata Centro Internazionale di Studi Umanistici “Umberto Eco” in suo onore.
Altri ne rammentano l’amicizia e il sodalizio intellettuale; “Mi ricordo tante cene con lui, non ci si annoiava un secondo e a volte prendevo appunti” racconta lo scrittore Tahar Ben Jelloun, amico di Eco, in una lunga intervista uscita su La Stampa, alludendo ai ricchi e variegati dibattiti che hanno reso Eco un intellettuale di fama mondiale; spaziando dalla filosofia medievale, alla narratologia, fino al cognitivismo e alle teorie sulla cultura di massa e dei mass media con cui lo studioso esprimeva la capacità di dare un futuro al passato.
Molti sono stati i temi trattati da Eco: il rapporto tra scrittore e lettore attraverso la figura del “lettore modello” in Lector in fabula (1979); il processo di conoscenza umana riassunto nella definizione di “enciclopedia”; l’interpretazione dei testi (dalle strisce di Peanuts fino all’opera di Joyce) in I limiti dell’interpretazione (1990); l’estetica medievale che ricorre persino nei suoi romanzi; le teorie sull’iconismo; l’analisi sulla cultura e i mass media in Apocalittici e Integrati (1964); l’indagine sui fenomeni della società di massa concentrati in Fenomenologia di Mike Bongiorno, (1961), Diario minimo (1963) e Opera aperta (1962).
Nel libro Sulla Scrittura scopriamo che Eco si è dedicato alla narrazione fin da giovane – seguendo modelli come Marco Polo, Stendhal, Balzac, Dumas, Verne, Boussenard, Salgari, Darwin – per poi teorizzarla nei suoi saggi e riprenderla in età adulta: “Ciò che non si può teorizzare si deve narrare” scriveva, e con questa nuova urgenza inizia la produzione letteraria nel 1980 con Il nome della rosa, per poi proseguire con Il pendolo di Foucault; Il cimitero di Praga; La misteriosa fiamma della regina Loana; L’isola del giorno prima; Baudolino; Numero zero. Romanzi che lo hanno reso uno tra gli autori italiani più tradotti al mondo.
Attraverso la semiotica, disciplina dedita all’interpretazione dei testi – e di cui fu pioniere insieme a Roland Barthes, Algidas Greimas e Roman Jakobson – Eco ci ha fornito gli strumenti per interpretare la realtà, stimolando una riflessione sugli effetti della comunicazione e della mercificazione della notizia, un faro prezioso in un’epoca caratterizzata dal pericolo delle fake news e del clickbait. Ci ha inoltre insegnato a non disprezzare i fumetti, le pubblicità o i cartoni di Walt Disney considerandoli, al pari di un classico della letteratura, messaggeri della cultura in cui nascono che restituiscono uno sguardo sul pensiero umano. Emblematica, a tal proposito, la recente costituzione della Biblioteca Umberto Eco che permetterà di consultare i testi formativi dell’autore.
L’anniversario della morte sarà ricordato negli spazi informativi con iniziative televisive, radiofoniche e digitali, tra le quali ricordiamo lo Speciale Umberto Eco su Radio Techetè alle 9.30; il programma Linguacce, in onda alle 15.30 su Radio1, durante il quale Carlo Cianetti e Vera Gheno parleranno della ricchezza della lingua di Umberto Eco; Rai cultura con la Serie Web Scrivere nel Novecento e il Web doc Umberto Eco, intellettuale poliedrico.