La “Città che muore” quale simbolo di una rinascita. Culturale, civile, territoriale, urbanistica, architettonica, un riscatto dall’ineluttabilità dell’usura del tempo. Un luogo della suggestione e dell’ispirazione, un bene comune da tutelare, preservare. Erga omnes. Civita di Bagnoregio, al centro della valle dei Calanchi sulla quale si eleva come una nuvola sospesa – dal Lago di Bolsena alla Valle del Tevere –, proprio all’incrocio di tre regioni in un territorio verde senza eguali – Umbria, Toscana e alto Lazio – in un paesaggio meraviglioso e surreale, scenografia a cielo aperto che è stata “quinta” di diverse opere cinematografiche famose e di pregio, ispirando suggestive narrazioni e riflessioni, si pone oggi quale fulcro di un Rinascimento della cultura e della sua progettualità. Attraverso una serie di iniziative specifiche che hanno per oggetto la letteratura, il teatro, la musica, l’architettura, il restauro, con progetti ad hoc di carattere locale e anche attraverso la promozione di iniziative di richiamo e di attrazione allo scopo di sviluppo turistico e di valorizzazione di un territorio ricco di prodotti e di tradizioni in un bacino assai particolare e ampio dell’eccellenza italiana.